Wednesday, June 14, 2006

A Short Story n.2

Quando il ragazzo aprì la finestra, riusciva a scorgere nella foschia della mattina soltanto un gatto appollaiato sul tetto di fronte che camminava sereno sul cornicione, nessuno lo disturbava. La sua vita era quella, lui la viveva a pieno, se ne strafotteva di quello che pensava la gente, di quello che si aspettavano da lui, di come doveva essere davanti agli altri... era se stesso. Un gatto. Il ragazzo vide il sole pian piano far capolino da dietro l'antenna di un palazzo, Bologna si svegliava con lui, coi suoi sordi motorini e campanelli di biciclette suonati a stento perchè ormai arrugginiti. Per quale motivo lui non doveva iniziare ad essere se stesso, a pensarla come voleva, ad amare le persone che gli pareva, a provare i sentimenti e a sognare come nessun'altro faceva, ad essere unico nel suo piccolo e, come il gatto di fronte a lui, a fregarsene della gente.
Il bivio a cui si era trovato davanti, un po' grazie a persone speciali, un po' grazie a lui si era unito in un'unica strada. Non doveva più dare conto a nessuno. Avrebbe aspettato. La persona che ormai aveva preso in affitto un pezzo della sua mente e del suo cuore rimaneva lì, c'era uno spazio anche per lei ma la vita andava avanti. Le emozioni sono tante, i pensieri, la musica, le lacrime spese davanti ad inutili "perchè?". Basta. Si volta pagina. Tanto la porta è sempre lì, socchiusa che attende un chi sa quale giorno... C'è tempo. C'è sempre tempo. Per tutto. Lo dice sempre... c'è tempo. Spero sempre ce ne sia abbastanza.
Il ragazzo riaccese la radio, era presto, il deejay lanciò un'altra sua canzone così azzeccata. Come se tutto girasse per un motivo. Destino o caso che sia.


HE Looks like the REAL thing.
HE tastes like the real thing,
my fake plastic LOVE.
But I Can't Help The Feeling.
I Could Blow Through The Ceiling.
If I Just Turn And
RUN.
and it
WEARS me OUT.

If i could be who
YOU wanted all the TIME...

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